Cover Image for A chi spettano i buoni pasto? Ecco cosa sapere

A chi spettano i buoni pasto? Ecco cosa sapere

Uno degli incentivi più apprezzati dai dipendenti sono sicuramente i buoni pasto, che possono essere spesi in ristoranti, bar, gastronomie o supermercati. Per la maggior parte dei lavoratori, o comunque in molti casi, si rende necessario pranzare fuori casa e questi buoni costituiscono sicuramente un grande beneficio e un costante sostegno al reddito familiare. Esistono delle regole ben precise per l’emissione e l’utilizzo dei buoni pasto, che sono resi disponibili solo a specifiche categorie di dipendenti e secondo determinate condizioni ben specificate dalla normativa vigente. Vediamo insieme a chi spettano i buoni pasto e tutte le caratteristiche relative a questo importante servizio.

Cosa sono i buoni pasto

A tutti gli effetti, i buoni pasto (chiamati anche ticket restaurant dal nome di alcuni di quelli più diffusi) sono un servizio sostitutivo garantito dalle aziende che non sono dotate di una mensa aziendale.

In questo modo il dipendente può usufruire del pasto durante il suo intervallo lavorativo, generalmente all’ora di pranzo, spendendo i buoni secondo le regole previste dalla ditta emittente. In alternativa, il datore di lavoro può organizzare il servizio mensa per i suoi dipendenti e anche concedere un’indennità sostitutiva che viene corrisposta nei casi in cui il lavoratore preferisca non avvalersi del servizio mensa.

I buoni pasto possono avere un valore compreso tra i 2 e i 10 euro e possono essere emessi in formato cartaceo o elettronico.

Il formato cartaceo prevede il rilascio di un piccolo blocchetto contenente i singoli buoni pasto cartacei. Ogni buono deve indicare i seguenti dettagli:

  • codice fiscale o ragione sociale del datore e della società emittente
  • valore facciale del buono espresso in euro
  • termine di utilizzo
  • spazio per apporre la data di utilizzo, la firma del lavoratore / titolare, il timbro dell’esercizio convenzionato in cui il buono viene utilizzato
  • la dicitura “il buono pasto non è cedibile, né cumulabile oltre il limite di 8 buoni, né commercializzabile o convertibile in denaro: può essere utilizzato solo se datato e sottoscritto dal titolare”

Il formato elettronico prevede l’utilizzo di una sorta di carta di credito magnetica sulla quale vengono caricati l’importo relativo ai buoni pasto e tutti i dettagli relativi al datore di lavoro, alla società emittente e al titolare.

Normativa vigente

Parlando di buoni pasto non dobbiamo dimenticare che si tratta di un servizio di natura assistenziale e non retributiva, quindi nessun datore di lavoro è obbligato a erogare i buoni ai propri dipendenti. In ogni caso esiste una normativa vigente per stabilire l’esatto funzionamento della procedura e chi abbia effettivamente diritto a ricevere i buoni pasto.

La normativa vigente in materia è costituita dal Decreto 122 del 2017.

Chi ha diritto ai buoni pasto

La normativa stabilisce che hanno diritto ad usufruire del buono pasto tutti coloro che prestano lavoro subordinato, a tempo pieno o parziale, anche quando l’orario di lavoro non prevede una pausa per il pranzo o quando il lavoratore abbia già terminato di lavorare, ma il tempo che gli sarà fisicamente necessario per arrivare alla propria abitazione superi la fascia oraria stabilita per il pranzo.

Tra i possibili beneficiari sono inclusi anche i professionisti che collaborano a progetto con l’azienda.

Per essere certi di avere diritto ai buoni pasto, è sempre meglio verificare anche il contratto collettivo nazionale di ciascuna categoria, che al suo interno può prevedere o meno l’erogazione dei buoni pasto ai dipendenti delle aziende che ne fanno parte. In alcuni casi l’azienda può anche stipulare un accordo diretto con il dipendente per definire l’erogazione e l’utilizzo dei buoni.

Generalmente, quando l’orario di lavoro supera le 6 ore giornaliere, il dipendente ha diritto a un intervallo per la pausa, secondo le modalità e la durata prevista dai contratti collettivi, con la finalità di recuperare energie e consumare il proprio pasto.

Da notare che in caso un contratto collettivo richieda lo svolgimento di un numero minimo di ore di lavoro effettivo per garantire il diritto al buono pasto, questo non potrà essere riconosciuto alle dipendenti che non raggiungono la soglia oraria prevista a causa della fruizione di congedi per allattamento.

foto 2

Regole per l’utilizzo dei buoni pasto

La normativa stabilisce chiaramente tutte le regole per poter usufruire dei buoni pasto:

  • i buoni sono nominativi e sono utilizzabili solo dal titolare che non può quindi passarli a nessuno, nemmeno ai propri familiari. Per esempio, il figlio non può darli a sua madre per andare a fare la spesa.

  • non sono commercializzabili né convertibili in denaro. Ogni buono pasto deve essere utilizzato per l’intero valore facciale e in caso il valore del buono sia superiore alla spesa, non si ha diritto al resto in denaro.

  • sono cumulabili fino ad un massimo di 8 buoni pasto, spendibili anche tutti insieme. Questa regola risulta particolarmente utile se si decide di utilizzarli per andare a fare la spesa al supermercato.

  • si possono utilizzare in tutti gli esercizi convenzionati con la società emittente per l’acquisto di pasti già pronti e prodotti alimentari.

Molto importante è fare sempre attenzione alla scadenza dei ticket, in modo da poterli utilizzare in corso di validità ed evitare di ritrovarsi con dei buoni senza valore.

Dove si possono utilizzare nel dettaglio

I buoni pasto possono essere utilizzati presso esercizi legittimati ad esercitare la somministrazione di alimenti o bevande, mensa aziendale, vendita al dettaglio di generi alimentari sia in sede fissa che su area pubblica, agriturismo, ittiturismo, vendita al dettaglio dei prodotti alimentari da parte di aziende artigiane e della produzione industriale, vendita al dettaglio e per il consumo sul posto dei prodotti del proprio fondo da parte di imprenditori agricoli, coltivatori diretti e società semplici.

Limite di esenzione fiscale e previdenziale

Ciascun buono pasto emesso su base giornaliera è fiscalmente esente fino ad € 5,29 per il buono in forma cartaceo ed € 7,00 per quello in forma elettronica. Il superamento del predetto limite di esenzione comporta, per la differenza attribuita, l’assoggettamento alle ritenute fiscali e previdenziali.

Trattamento fiscale per il dipendente

I buoni pasto sono effettivamente dei compensi corrisposti al dipendente, e quindi sono soggetti a tassazione Irpef. Tuttavia, non generano reddito imponibile e contributivo sotto il limite di € 4,00 per i buoni pasto cartaceo e di € 8,00 per quelli elettronici.

Per fare un esempio, se si riceve un buono pasto elettronico da € 10,00, in busta paga verrà conteggiata una tassazione ai fini Irpef calcolata sui 2 euro eccedenti il limite sopra menzionato.

Buoni pasto per dipendenti part-time

Secondo la normativa vigente anche il personale che presta lavoro subordinato a tempo parziale ha diritto ai buoni pasto, anche quando non sia prevista nessuna pausa pranzo.

In alcuni casi l’azienda preferisce erogare buoni pasto di pari importo sia ai lavoratori part-time che a quelli a tempo pieno, mentre in altri i lavoratori part-time ricevono buoni di importo leggermente inferiore.

Limitazioni

Esistono dei casi in cui il dipendente non ha diritto a ricevere i buoni pasto sebbene sia previsto dal CCNL e dagli accordi aziendali, per esempio in caso di cassa integrazione o ferie.

Infatti la legge prevede che i buoni pasto siano erogati ai dipendenti per ogni giornata lavorativa in sostituzione del servizio mensa. Se il dipendente non lavora, non ha diritto a riceverli. Se poi l’azienda decidesse di erogare comunque questo servizio, i buoni sarebbero interamente soggetti a tassazione.

Per quanto riguarda i lavoratori che operano in smart working, ovvero modalità di lavoro agile o da remoto, la legge prevede che abbiano diritto ad usufruire dei buoni pasto, come tutti i dipendenti che si recano ogni giorno in azienda, a patto che il contratto stipulato con l’azienda e l’accordo individuale per lo smart working prevedano questa possibilità.

Indennità sostitutiva di mensa: cos’è?

Alcune aziende possono scegliere di erogare l’indennità sostitutiva di mensa al posto dei buoni pasto. In questo caso al dipendente, sia part-time che full-time, viene corrisposto un contributo in busta paga per lo stesso importo dei buoni pasto.

Da notare una differenza importante che riguarda la tassazione. Infatti, l’indennità sostitutiva di mensa viene considerata per il suo intero importo per la formazione del reddito ed è sempre soggetta a tassazione ad esclusione di lavoro svolto presso le seguenti strutture:

  • cantieri edili

  • strutture lavorative a carattere temporaneo

  • strutture posizionate in aree dove non sono disponibili servizi di ristorazione

A parte questi tre casi è quindi sicuramente più vantaggioso per il dipendente vedersi erogare i buoni pasto anziché l’indennità sostitutiva di mensa, che sono esenti da tassazione o comunque sottoposti a tassazione molto ridotta.

Discover the best grocery delivery services with Cartpick.

Inizia la spesa
By Sandra Chechi
Editor di Cartpick Italia responsabile di verificare informazioni riguardo i servizi recensiti e scrivere recensioni. Sandra ha esperienza della scrittura di articoli, traduzioni e assistenza clienti.
Updated 28 marzo 2023